Da Cremona misteriosa di Fabrizio Loffi
IL FILM MANCATO SU GUARNERI DEL GESU' ma Loffi dimentica che circa 10 anni fa il
regista cinese vincitore di due Oscar venne a Cremona per girare analogo fil seguendo il mio libro GLI ARCANI DELL'ANIMA
Il prtogetto non ancdò in porto per via dei finanziamenti ma anche perchè " riabilitato" in Cina gli furono offerti
molti programmi molto redditizzi
Sabato 16 marzo 2019
Giuseppe Guarneri del Gesù, il film mancato
Un sogno a lungo accarezzato che fu sul punto di realizzarsi nella primavera del 1951: un grande film su Giuseppe Guarneri del Gesù
con i migliori attori della stagione neorealista italiana. Poi, non sappiamo esattamente per quale motivo, non se ne fece nulla. Era il terzo tentativo nel giro di tre lustri di dedicare un lungometraggio ai maestri della liuteria cremonese, che si sarebbe
però concretizzato solo molti anni dopo nel 1988 con lo Stradivari di Giacomo Battiato, interpretato da Anthony Quinn, e, nel 1998, con “Il violino rosso” di Francois Girard. Nel 1936, in previsione delle celebrazioni del bicentenario stradivariano
che si sarebbero tenute l'anno successivo, il comitato che si era appositamente costituito, tra le altre iniziative, aveva proposto anche l'idea di realizzare un film su Antonio Stradivari, che si sarebbe dovuto girare interamente tra le vie di Cremona. La
proposta era stata fatta propria anche dall'Ente provinciale del Turismo, appena costituito sotto la presidenza di Tullo Bellomi. Se ne discusse nell'ultima seduta di quell'anno, ma poi non se ne fece nulla. L'idea, tuttavia, non era per nulla originale. I
cremonesi erano stati bruciati sul tempo dai tedeschi che, il 25 agosto 1935, avevano distribuito nelle sale cinematografiche “Stradivari” il primo film dedicato al grande liutaio, affidato al regista Géza von Bolvàry, con un cast
che annoverava i migliori attori del momento. Una produzione franco-tedesca realizzata con grande dispendio di mezzi, cui era seguita in ottobre, la versione francese intitolata “Stradivarius”. Un vero film, di oltre un'ora e mezza, con protagonista
Stradivari ed i suoi violini, con una trama che, per alcuni versi, anticipava i contenuti del celebre “Violino rosso”, girato effettivamente nelle strade e nelle piazze di Cremona poco più di sessant'anni dopo.
Paola Gagnatelli negli
anni '50
Quando dunque quella sera del 31 marzo 1951 Enzo Borromeo si presentò nel piccolo teatro del Gruppo Artistico Leonardo allestito nel palazzo dell'arte per assistere a due rappresentazioni de “L'uomo dal fiore in bocca” diretto
da Adriano Vercelli, tutti lo notarono. Il regista era giunto espressamente da Roma accompagnato dalla sua segretaria Paola Gagnatelli, già attrice del Teatro Stabile diretto da Gemma D'Amora, che l'anno prima aveva lasciato Cremona per stabilirsi definitamente
a San Felice Circeo. Di origini anconetane, Paola, scomparsa nel novembre del 2013 dopo aver insegnato per 32 anni nelle scuole elementari di Borgo Montenero, durante la guerra era sfollata a Cremona con la madre e si era dedicata con passione al teatro. Nel
2008 le è stato conferito dal presidente Napolitano il Cavalierato della Repubblica, dopo la pubblicazione di un libro “La lunga favola di nonna”, che si apre appunto con il racconto della sua vita cremonese. Ebbene il giovane regista teatrale
romano era giunto a Cremona con il preciso intento di girare un film su Giuseppe Guarneri del Gesù, ed aveva fornito tutti i dettagli del progetto. Si sarebbe trattato di una coproduzione italo austriaca, tra la casa di produzione italiana Italmetrofilm
e la Helios film austriaca. Le trattative erano durate parecchi mesi ed in quei giorni si stava stendendo il piano di lavorazione per le riprese, che si sarebbero dovute girare in buona parte nelle strade cittadine, nei palazzi e nella Cattedrale. Alcune scene
si sarebbero girate a Parma ed altre a Bologna, mentre per gli interni la troupe si sarebbe trasferita a Vienna. Il soggetto era stato scritto da un autore austriaco mentre sarebbe stato lo stesso Borromeo a scrivere la sceneggiatura, in quei mesi in fase
di ultimazione, avvalendosi di una serie di specialisti in materia di liuteria. La pellicola sarebbe stata girata interamente a colori con il sistema Agfacolor. Introdotto nel 1939, l'Agfacolor fu il primo processo negativo/positivo con sviluppo cromogeno
di pellicole cinematografiche multistrato. Durante la Seconda guerra mondiale il procedimento fu usato per 13 film a colori. Dopo il 1945 dall'Agfacolor furono derivate altre pellicole a colori tra cui la Ferraniacolor. Lo sviluppo e l'introduzione dell'Agfacolor
erano stati promossi dal governo tedesco e in particolare dal Ministro della propaganda del Terzo Reich Joseph Goebbels, il quale era convinto che i film a colori tedeschi avrebbero presto potuto competere con le produzioni di Hollywood.
Otto Wernicke
Ma quello che avrebbe dovuto stupire era il cast stellare coinvolto nella produzione, formato dai più noti artisti italiani ed austriaci del periodo. Ad iniziare da Paula Wessely, una delle attrici di punta del cinema austriaco e dell'UFA, nel panorama
cinematografico dell'anteguerra, vincitrice nel 1935 della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile alla Mostra Internazionale d'arte cinematografica in “Episodio”, un film di Walter Reisch. Nel 1950 la Wessely aveva creato una propria
casa di produzione che in nove anni avrebbe prodotto undici pellicole. C'era poi Otto Wernicke, noto per aver interpretato in due film di Fritz Lang il ruolo del commissario Karl Lohmann, il primo ispettore di polizia pragmatico e razionale della storia del
Cinema. Fu, anche, il primo a rappresentare il capitano Smith nel primo film "ufficiale" sul Titanic nel 1943. Nel 1951 era impegnato in Italia in “Amore sangue”, un film di Marino Girolami con Andrea Checchi. Nel cast figurava il ballerino e attore
teatrale austriaco Harry Feist, che nel 1942 aveva iniziato a lavorare in varie produzioni cinematografiche italiane di cui rimarrà storica quella in cui interpreta il maggiore Fritz Bergman in “Roma città aperta” di Roberto Rossellini.
Will Quadflieg, uno dei più noti attori teatrali tedeschi del dopoguerra, considerato uno dei massimi declamatori di poesie in lingua tedesca, aveva recitato in opere di Schiller, Shakespeare, Ibsen e Schnitzler e lavorato anche in qualità di
dialoghista e direttore di doppiaggio per il cinema, e come adattatore e rielaboratore di testi teatrali per il teatro di prosa e per quello musicale.
Silvana Pampanini
Tra le attrici italiane c'era Silvana Pampanini, la prima vera diva cinematografica
italiana ad essere conosciuta in tutto il globo, dall'India al Giappone, dagli Stati Uniti all'Egitto, così come nella vecchia Europa. Nei primi anni '50 Silvana Pampanini, che nel 1946 era stata eletta a fuor di popolo Miss Italiana ex aequo con Rossana
Martini, è l'attrice italiana più pagata e richiesta. Nel 1951 avrebbe poi girato “Bellezze in bicicletta” in cui canta anche l'omonima canzone, e “Ok Nerone”, suo primo successo internazionale, parodia di "Quo vadis".
E poi Vittorio Duse, che nel 1943 aveva recitato in “Redenzione” di Marcello Albani e “Ossessione” di Luchino Visconti e tanti anni dopo, nel 1990, avrebbe interpretato la parte dell'anziano don Tommasino, nel film “Il padrino,
parte III” di Coppola. Tra gli uomini nel cast figurano anche Mario Ferrari, attore e doppiatore che avrà poi una carriera lunghissima, diretto tra gli anni trenta e quaranta da registi come Blasetti, Alessandrini e Brignone, prototipo dell'italiano
fiero ed irriducibile, mai disposto a scendere a compromessi, ruoli che lo obbligano a non sfuggire al cliché di uomo granitico, integerrimo, rigoroso e a tratti severo che lo obbligano spesso ad interpretare il ruolo di ufficiale, ma che nell'Italia
fascista ha rappresentato l'immagine dell'eroe positivo, senza macchia e senza paura, a cui ispirarsi; Ugo Sasso, che nel 1970 interpreterà la parte dello sceriffo zoppo nel film “Lo chiamavano Trinità...”; Armando Guarneri , che
negli anni quaranta aveva interpretato molti film, tra cui “Amanti in fuga” del 1946 con Gino Bechi, “I fratelli Karamazoff” del 1947 con Fosco Giachetti e Mariella Lotti, entrambi diretti da Giacomo Gentilomo e “L'isola di Montecristo”
di Mario Sequi del 1949 con Carlo Ninchi e Claudio Gora nel ruolo di Esposito che negli anni cinquanta e sessanta prenderà parte sempre in ruoli di caratterista a molti altri film tra cui “Guardie e ladri” di Mario Monicelli e Steno del
1951 con Totò e Aldo Fabrizi nel ruolo del barbiere e in tanti altri. Ed infine Enzo Stajola, che all'età di sette anni, era stato scelto per il ruolo di Bruno Ricci da Vittorio De Sica nel film "Ladri di biciclette" del 1948. Viene scelto per
via della sua caratteristica camminata. Lasciatosi dirigere dal grande maestro con estrema bravura, l'immagine dello Staiola bambino divene una specie di "manifesto" vivente del neorealismo italiano, per la sua profonda e spontanea umanità. Tuttavia,
la sua successiva carriera di attore non gli ha mai permesso di approfondire il personaggio che l'aveva reso famoso né di ripetere il miracolo del suo debutto; benché qualcuna fra le sue interpretazioni sia apparsa degna di nota, come quella
in "Cuori senza frontiere" (1950) di Luigi Zampa in cui sostiene un ruolo di rilievo.
Enzo Staiola in "Ladri di biciclette"
Questo per quanto riguarda gli attori. La colonna sonora sarebbe stata composta dalle musiche originali di Paganini eseguite
dall'Orchestra Filarmonica di Vienna. Il regista Borromeo avrebbe voluto anche che partecipassero alle riprese i diversi attori delle compagnie filodrammatiche locali, con cui aveva già preso contatti. Ma in realtà il film, che avrebbe dovuto
essere distribuito in Italia, Austria e Svizzera, non fu mai girato. Dello stesso regista Enzo Borromeo si persero le tracce e non si parlò più, fino agli anni ottanta, di altre pellicole a tema liutario.
Tuttavia il “Cannone”, lo strumento più celebre costruito da Giuseppe Guarneri nel 1743, suonato da Niccolò Paganini, è stato indirettamente protagonista di un film: nel “Violinista del diavolo” di Bernard Rose, sono le mani virtuose di David Garrett a rendere giustizia alle evoluzioni strumentistiche del suo rivoluzionario predecessore italiano, dando corpo al Paganini più credibile dello schermo. Ed il “Cannone” è diventato anche un fumetto: nel graphic novel 'Paganini' edito da De Ferrari in concomitanza con il 'Genova Festival Paganini' e la mostra a Palazzo Ducale 'Paganini rockstar” lo scorso ottobre, una comitiva osserva i due preziosi strumenti di Paganini a palazzo Tursi: il Cannone, e la sua copia, il Villaume. Quando tutti escono lasciando sola una giovane violinista, il Cannone si anima e racconta la storia del suo padrone. I quattro autori, Roberto Iovino e Nicole Olivieri (soggetto e testi delle schede), Gino Andrea Carosini (sceneggiatura e i disegni delle schede), Marco Mastroianni (disegni con alcune tavole fanno rivivere le avventure della tournée europea (dal 1828 al 1834), le case di Paganini fra Genova e Parma, Cremona e la liuteria con i Guarneri e gli Stradivari, i guadagni calcolati in rapporto al nostro tempo, le testimonianze dei grandi del tempo, la sua eredità artistica raccolta da Beatles, Hendricks, Michael Jackson, Madonna.
cultura
TOKYO - Tradurre il linguaggio musicale in arti visive. È la sfida che Luca Ciuffoletti, violinista e compositore, ha deciso di intraprendere in modo quasi ossessivo, lasciando l'attivita concertistica e i riflettori del pubblico per realizzare opere pittoriche concettuali strettamente legate alla musica: vere e proprie visioni di note e partiture, in cui la forza espressiva è data dalla fusione tra elementi logici e matematico-geometrici, con elementi istintivi.
Da alcuni anni Ciuffoletti si è isolato nel suo “buon retiro” vicino a Tokyo, scrivendo poesie e maturando una sua personale filosofia che l'ha portato a riflettere sul suo approccio verso la musica, alla ricerca di un nuovo linguaggio artistico. «Il mondo del palcoscenico è ricco di contraddizioni - dice - La vita isolata all'interno del proprio studio, spesso in uno stato di meditazione, è la via migliore per esprimere se stessi in modo più sincero e convincente. Così ho deciso di cambiare, quasi all'improvviso. E dedicarmi a una vita più meditativa e di introspezione. Per cercare la possibilità di esprimere aspetti più intimi e nascosti della musica, che non è possibile esprimere appieno in un concerto».
«Nel momento in cui ero alla ricerca di un nuovo linguaggio artistico, la scelta sulle arti visive è stata naturale – prosegue Ciuffoletti - Una grande influenza ha avuto il fatto di essere cresciuto in un ambiente di artisti. I genitori non erano musicisti, ma la mamma è tutt'ora una grande pittrice, il papà era scultore ed esperto di arte: un ambiente familiare fatto di colori e di tante discussioni sull'arte».
Per lui (abruzzese, nato nel 1963) si tratta dell'evoluzione di un percorso esistenziale incentrato fin da giovanissimo sulla musica, attraverso un solido curriculum di studi e perfezionamenti (Conservatorio di Napoli, Accademia S. Cecilia di Roma, Accademia Chigiana di Siena) seguito da una carriera in tutto il mondo tra orchestre e concerti di musica da camera, con l'aggiunta di esperienze didattiche e organizzative (ad es. eventi musicali tra Italia e Giappone e progetti editoriali) .
Tutto questo è alle spalle: ora – oltre a dedicarsi alla composizione - ha elaborato in astratto una filosofia della musica in immagini e in concreto cinque serie di dipinti - un centinaio di opere - di cui illustra i vari livelli di lettura agli interlocutori con lunghe dissertazioni.
Ciuffoletti considera Bach la sua guida spirituale e si è dedicato a dare forme pittoriche sopratutto alle note del grande musicista tedesco del periodo barocco. «L'essenza del progetto è l'idea di realizzare disegni e quadri da una partitura e dagli elementi emozionali che vi si ritrovano - spiega - Il secondo elemento è quello di una contemporaneità nell'esecuzione: tutti i lavori sono realizzati durante l'ascolto musicale e il tempo di evoluzione del disegno è lo stesso della composizione. Il terzo elemento - punto centrale che a me interessa esplorare - è l'interazione tra impulso sonoro e traduzione della mente in gestualità e segni grafici: deve avvenire con una mente naturale, spontanea, completamente identificata con l'oggetto, senza elementi estranei».
I suoi lavori - dalla prima alla quinta serie - evolvono dalla logica verso l'istinto. Le prime opere sono molto complesse, ricche di regole matematiche ed elementi geometrici ben definiti. Man mano che si procede verso le sequenze successive, «la mente diventa più spontanea: le opere cambiano e si fanno in un certo senso si fanno più semplici e più astratte». A volte vengono aggiunte soluzioni cromatiche o altri elementi che creano una atmosfera un po' aliena, a sottolineare la natura metafisica e universale delle composizioni di Bach.
L'artista abruzzese ha presentato i suoi lavori in un evento a Roppongi Hills a Tokyo, in attesa di una serie di mostre che da aprile alla fine di luglio 2017 terrà in varie località italiane: Cremona (21-30 aprile), Bologna (1-10 maggio), Guardamiglio (12-14 maggio), Roma (19-21 maggio) Napoli (22-29 maggio) , Rende (1-15 giugno), Sesto Fiorentino (18 giugno-9 luglio) e Catania (11-20 luglio), Grosseto 1- 10 agosto 11- 16 agosto Avezzano 17-30 agosto Venezia organizzate principalmente dall'Anlai (Associazione Nazionale Liuteria Artistica Italiana) con il professor Gualtiero Nicolini.
Una vita vissuta
di Gualtiero Nicolini
Gualtiero Nicolini scrive la
biografia - o, come dice lui stesso, un "libro-documento" - di Pierangelo Balzarini, che è stato suo allievo, quando egli insegnava Materie Letterarie presso la Scuola Internazionale di Liuteria a Cremona. Un ex-allievo particolare, con il quale, malgrado
la differenza di età e la difficoltà dei rapporti per alcuni comportamenti sbagliati del ragazzo, era nata, negli anni, una sincera amicizia; una figura complessa in cui coesistevano talento e fragilità,
impulso creativo e incapacità di persistenza. Pierangelo -dice l'Autore - nonostante tutti gli errori ed eccessi che hanno costellato la sua breve esistenza, ha avuto proprio la vita che aveva scelto per sé. Un’esistenza da irregolare,
vissuta sopra le righe o ai margini, a seconda dei momenti, ma sempre con adesione totale. Mai banale, mai nella norma, ma, sempre, sulle vette o negli abissi. Una vita vissuta, a suo modo, con coerenza. In maniera vorticosa, a tratti dolorosamente lancinante,
fino all’implacabile rifiuto finale. Il titolo - Una vita vissuta - vuol rendere giustizia alla linearità, nell’apparente stravaganza, di un personaggio unico e inimitabile per grandezza e miseria.
CREMONA - Un concerto storico. Atteso da giorni. Unico nel suo genere. Che ha attirato l'attenzione di esperti e appassionati. E' stato promosso dai media locali e nazionali, con lanci di agenzie, articoli di presentazione su siti specializzati e testate nazionali.
Un vero e proprio successo l'esibizione di Marco Traverso membro del CDN ANLAI venerdì 7 febbraio a Napoli con la viola intagliata dall'artigiano cremonese Giorgio Piacentini. Tra le 20.30 e le 22.30 il famoso musicista campano ha suonato in anteprima mondiale il prezioso strumento realizzato dal maestro della città del Torrazzo.
Dal palco allestito al centro dell'affollata Basilica di San Giovanni Maggiore (tutto esaurito, settecento posti a sedere), la viola ha sbalordito il pubblico con un primo tempo della Suite di Bach. "La viola riempiva l'intera basilica", è stato il commento a caldo dei presenti.
Al termine del concerto, gli spettatori si è trattenuti nella chiesa per ammirare lo strumento ad arco scolpito in ogni sua parte, anche nelle fasce, mentre la tastiera è intarsiata con legni differenti.
Tutti si sono congratulati con il maestro Traverso per l'iniziativa, moltissimi hanno voluto conoscere di persona lo scultore Piacentini, accolto nel capoluogo campano come se fosse una star.
TRAVERSO: "UNA SERATA MERAVIGLIOSA"
"Una serata meravigliosa. Ricca di emozioni - racconta il maestro Traverso - Non ci sono stati cali di attenzione. La gente seduta ascoltava impietrita. Abbiamo suonato brani che parlano al cuore".
Nel concerto del “Nino Rota Cello Ensemble” undici violoncelli hanno accompagnato il solista Traverso tra melodie di Vivaldi, Offenbach, Piovani, Rota, Trovajoli e Piazzolla. L'evento è stato promosso dall'Anlai, associazione nazionale presieduta da Gualtiero Nicolini che diffonde la conoscenza della liuteria in Italia e nel mondo.
Numerose le autorità presenti, dagli assessori alla Cultura del Comune e della Provincia di Napoli al presidente dell'Ordine degli ingegneri, che ha in gestione la basilica.
Entusiasta il pubblico, come racconta il maestro violista: "Ad ogni inizio brano una meraviglia - dice Traverso - la gente si scambiava occhiate stupite. Erano sbalorditi per queste colonne sonore suonate in una versione così diversa, nuova, con viola e violoncelli".
"UN SEGNALE DI RINASCITA:
LA BELLEZZA ESISTE"
Dal palco l'orchestra di archi ha proposto le colonne sonore di Mino Rota, tutti i film di Fellini, una "struggente esecuzione di Profumo di donna di Trovaioli", Nuovo Cinema Paradiso di Morricone, Il Buono, il brutto e il
cattivo, ("bellissimo - spiega Traverso - i violoncelli battevano il tempo richiamando il movimento del cavallo"), Mission, un omaggio a Troisi con il Postino, prima del quale è stato mandato un audio con una poesia di Benigni. Tra i brani anche una
poesia di Pasolini sulle periferie declamata da Gassman.
"Un'iniziativa culturale che ha toccato il cuore della gente - spiega Traverso - Vogliamo portare la musica nelle case di tutti, dare un segnale di rinascita, dire che la bellezza esiste".
Al centro la riscoperta della viola in quanto strumento, dotato di "un suono caldo, capace di accarezzare l’anima delle persone".
MARCO TRAVERSO. LA BIOGRAFIA
Nato a Napoli, classe 1970 Marco Traverso inizia giovanissimo
lo studio del violino presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e della viola sotto la guida del Maestro Giusto Cappone (I viola della Filarmonica di Berlino) conseguendo il Diploma di viola e di violino; studia Direzione d’Orchestra con
il Maestro Massimo Pradella.
Ricercatore e studioso di liuteria nel 2004 pubblica “Il Segreto” per il quale A.L.I. (Associazione Liutai Italiani) lo nomina Socio onorario ed esperto per gli strumenti ad arco per l’Unione europea. Collabora per 13 anni
con il Teatro Bellini di Catania, con l’Opera di Roma, con l’Orchestra da Camera di Bologna, con il Teatro Romano di Fiesole, con il Teatro Bellini di Napoli, con il Rendano di Cosenza, con l’Orchestra Archi di Roma, con l’ Orchestra
da camera di Colonia esibendosi da solista in Italia ed all’estero.
Nel 2004 inizia una collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, curando le manifestazioni musicali.
Tiene corsi annuali di viola presso l’ Istituto Grenoble di Napoli, presso l’Associazione Santa Cecilia di Catania. Nel giugno 2005 realizza con il Maestro Bruno Canino pianista e compositore tra i più apprezzati al mondo, un video musicale per la Presidenza della Repubblica. Dal 2005 si dedica alla musica da camera esibendosi in duo con Bruno Canino ed insieme nel 2006 realizzano per Avm Classic il Cd ‘’Il Risveglio dell’anima’’: da quel momento dedica la vita alla divulgazione ed alla cultura della viola, proponendone lo studio anche nelle scuole.
Nel 2007 per i 150 anni dell’Ordinariato Militare esegue a Roma un concerto alla presenza di Papa Benedetto XVI e per le più alte cariche dello Stato Italiano, l’evento viene registrato e pubblicato in Cd.
L’incontro a Zurigo con il Maestro Rostropocich che commenta “un vero suono italiano …” segna positivamente il suo cammino musicale. Suona con: AWeissenberg, Montserat, Caballè, P.Amoyal, A.Lombard. B.Bartoletti, C.Rossi. M.Melato. E.Jannacci.
Vince l’International Gold Recording (il disco d’oro) che l’Avm Classic decide di assegnargli per aver prodotto
una grande quantità di musica inedita per viola.
L’arte del suono: il mestiere del liutaio
Rimini, Museo della città
18 maggio - 16 giugno 2013
Mostre
“ Strumenti musicali nella pittura del Seicento” capolavori di autori lombardi
“ Floriano Bodini (scultore): “ Antonio Stradivari bambino” Studio medaglioni
e bozzetto per la statua di Stradivari di Cremona “
“ La costruzione del violino “ (fasi processo costruttivo, Liutai Migani -Rimini)
“ Strumenti ad arco: Autori di scuola emiliano romagnola “ (Collezioni Private)
“ Dal violino bastone alla scatola sonante “ ( Collezione Maggi Cremona )
“ Gli archi da Arturo Fracassi a Giovanni Lucchi (Collezione Lucchi)
“ Omaggio a Primo Papini (l’archettaio di Rimini) “
“ I violini dipinti” ( Collezione M° Liutaia Ezia Di Labio )
“ I giocattoli musicali “ ( Collezione Giordano)
Filmati
“ Come nasce un violino” (Scuola di liuteria di Cremona)
“ La foresta incantata “ (Gli abeti della Forestale di Paneveggio (TN)
SAB 18 maggio ore 12
* presentazione della manifestazione /conferenza stampa
* intervento del quartetto d’archi dell’Istituto Superiore di Studi Musicali G. Lèttimi di Rimini
* ore 17.00 Concerto Orchestra d’archi Istituto Lèttimi Rimini
DOM 19 ore 16 Inaugurazione
* Prof. Piero Gargiulo, Conservatorio L. Cherubini Firenze.
Poesia per gli strumenti, omaggio a Vinicio Gai. Incontro di studio:
“Le intavolature di liuto: tecniche tra monodia e polifonia fra il Cinquecento e il Seicento”.
* ore 18.00 Concerto: Lykke Anholm soprano, Sigrun Richter liuto
* ore 21.00 Concerto Wim Janssen/Alessandro Lupo Pasini, viola e organo Chiesa del Suffragio
(accanto al Museo) in memoria di Carlo Callisto Migani
organista riminese.
GIO 23 ore 16.30
* Conferenza Cav. Salvatore
Dugo “ Il violino Doc ANLAI “
* Conferenza Avv. Luigi Dati e Prof. Gualtiero Nicolini “ Giuseppe Fiorini (1861/1934) liutaio emiliano e la rinascita della Scuola classica della Liuteria Italiana”
* ore 21.00 Concerto M° Matteo Fedeli violino Stradivari “ex Adams Collection 1726” e M° Andrea Carcano al pianoforte.
Tempio Malatestiano (Duomo di Rimini)
VEN.
24 ore 16,00
* Conferenza Prof. Alfia Milazzo Presidente Fondazione “Citta Invisibile” (Biancavilla- CT)“ Il metodo Abreu” e Consegna Premio Anlai ai volontari della Fondazione
* On. Prof. Marina Berlinghieri (assessore cultura Comune di Pisogne, BS)
Prof. Gualtiero Nicolini Presentazione del 7° Concorso Nazionale di Liuteria di Mozzate e del 4° Concorso Internazione di Liuteria
di Pisogne
* ore 18.00 Concerto M° Cristiano Rossi per violino solo
SAB 25 ore 16,30
Conferenza “ Gli archi in liuteria “ Dott. Massimo Lucchi - Omaggio a Arturo Fracassi e Giovanni Lucchi,
Presentazione del volume “Nell’arco di una vita” di Giovanni Lucchi.
Omaggio a Primo Papini l’archettaio di Rimini.
* Intervento musicale di allievi Istituto G. Lèttimi, Rimini coordinati
dal M° Maurizio Sciarretta
DOM 26 ore
16,30
*Incontro con il Prof. Renato Meucci, organologo Conservatorio di Novara e Università Statale di Milano; presentazione del suo libro “Strumentaio”, Fondazione Cologni, Marsilio Ed.
* Intervento musicale allievi Istituto G. Lèttimi, Rimini coordinati
dal M° Paolo Fantini
DOM 2 giugno ore 16,30
* M° Claudio Rampini ”La vernice degli strumenti ad arco” omaggio a Ferdinando Simone Sacconi “I segreti di Stradivari”.
* Intervento musicale di allievi dell’Istituto G. Lèttimi, Rimini coordinati dal Prof. Maurizio Sciarretta
GIO 6 ore 16.00
* Incontro con M° Avv. Cesare Gualazzini e Prof. Aldo Vianello
“La costruzione della chitarra classica”
*Concerto “musica cucinae” testi di Pellegrino Artusi con
Aldo Vianello, chitarra e voce recitante
SAB 8 ore 16.00
*Dott. Antonio Bagnoli: Presentazione del nuovo catalogo del M° Ezia Di Labio "Violino d'Autore" 23 Autori per 25 Opere di liuteria Ediz. Pendragon.
* interventi musicali, con i violini d’autore, di allievi dell’Istituto Lèttimi di Rimini coordinati dal Prof. Maurizio Sciarretta
DOM 9 ore 16,00
* Incontro con Antonio Bonacchi e presentazione del suo libro
“Il violinista”
*ore 17,00 Concerto del compositore e mandolinista Alessandro Cavallucci
*ore 18.00 Concerto M° Valery Prilipko e Gaia Danilina
Balalaica, gussly e tastiera
DOM 16
* ore 17,30 Distretto della musica
Valmarecchia.
Concerto “Voci bianche sulla quarta corda” Coro voci bianche Rimini
PROGETTO LIUTERIA IN CARCERE
A conclusione del progetto ANLAI Guarneri del Gesù il “ Cannone”
lo strumento ad arco copia del prestigioso reperto custodito presso il Comune di Genova e che fu di Niccolò Paganini costruito nella Casa circondariale di Cremona da alcuni detenuti sotto la guida del M° Luca Bastiani, l’ANLAI presenta quest’anno
altri due progetti che saranno realizzati ancora presso la Casa circondariale di Cremona.
Il primo riguarderà la costruzione di una chitarra classica d il secondo la costruzione di una copia della viola Stauffer lo strumento ad arco della collezione
del Comune di Cremona eseguita dai fratelli Antonio e Girolamo Amati a Cremona nel 1615. Il progetto prevederà a conclusione dei 4 anni la costruzione di un intero quartetto. Nel progetto è anche prevista una conferenza nel carcere del noto avvocato-liutaio
Cesare Gualazzini che da anni si dedica alla costruzione di chitarre classiche di grande pregio e autore di un trattato molto interessante di prossima pubblicazione. La direttrice della casa circondariale di Cremona dott.ssa Ornella Bellezza sarà insignita
del Premio ANLAI 2011 nella cerimonia che si terrà a Pisogne il 18 settembre p.v. nella Chiesa del Romanino durante la premiazione delle opere vincitrici del 2° Concorso internazionale di Liuteria per strumenti antichizzati o copia di strumenti
antichi presieduto da Uto Ughi
PROGETTO LA CITTA’ INVISIBILE – ANLAI
L’ANLAI ha deciso di collaborare con un progetto che vede la presenza di liutai di chiara fama e di docenti
di liuteria per aiutare l’orchestra della Fondazione Città Invisibile, scuola di musica secondo il metodo Abreu costituitasi in Sicilia, per la formazione di alcuni giovani a supporto dell’orchestra e per il coinvolgimento di maestri liutai
che vogliano dare gratuitamente il loro contributo per la messa a punto, la manutenzione e il restauro degli strumenti dei giovani impegnati anch’essi in questo splendido progetto di recupero di giovani e giovanissimi emarginati.
PROGETTO
MONTEVERDI
L’ANLAI ha approvato la partecipazione ad un progetto con la Fondazione Centro Studi Rinascimento Musicale di Artimino impegnata in un corso triennale di formazione di giovani cantanti per opere monteverdiane. La collaborazione
si estrinseca nella presenza di alcuni maestri liutai di supporto alla realizzazione di strumenti e per l’incisione di un CD
PROGETTO IBLA
A conclusione del progetto di collaborazione con
la IBLA Foundation di New York e Ragusa dello scorso anno, non è stato possibile essere presenti a luglio alò Premio istituito dalla Fondazione italo-americana. L’acco0rdo raggiunto prevede invece la presenza dell’ANLAO il prossimo
anno con una dimostrazione pratica di giovani liutai e di maestri esperti.
CONVEGNO SU GIUSEPPE FIORINI
Nell’anniversario dei 150 anni dalla nascita del grande liutao bolognese l’ANLAI
organizzerà due convegni di studio a Cremona e a Bologn
A Napoli il 21 dicembre 2012 il presidente ANLAI Gualtiero Nicolini ha consegnato al m° Marco Traverso ( unitamente al disco d'oro che fli è stato consegnato dal Direttore del Conservatorio San Pietro a Maiella ) il PREMIO ANLAI 2012 nella BASILICA DI SAN GIOVANNI MAGGIORE
17DEC2012
23NOV2012
23NOV2012
23NOV2012
ANLAI E UNICEF A CATANIA
Il 20 novembre alle ore 9,30 nell’Aula Consiliare dello storico Palazzo degli Elefanti, sede
del Comune di Catania, in occasione del 23° anniversario della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza,
è stato presentato il Rapporto UNICEF: “Facce d’Italia. Condizioni e prospettive dei minorenni di origine straniera”.
Scopo dell’iniziativa, organizzata dal Comitato Provinciale di Catania per l’UNICEF, in partnership con la Provincia Regionale e con il Comune di Catania, era quello di mantenere alta l’attenzione sul tema dell’inclusione sociale e promuovere un momento di riflessione sul diritto alla non discriminazione per tutti i bambini e gli adolescenti che vivono in Italia ed in particolare per quelli di origine straniera.
Vincenzo Lorefice, Presidente del Comitato Provinciale di Catania per l’UNICEF, ha illustrato la Campagna dell’ UNICEF: “IO come TU. Mai nemici per la pelle” mettendo in risalto il forte impegno dell’UNICEF Italia nell’azione di pressione a livello nazionale, affinché venga riformata l’attuale legge sulla cittadinanza per i bambini e gli adolescenti di origine straniera e riconosciuto il principio di non discriminazione sancito nella Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata all’unanimità dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata dall’Italia con la legge n.176/91 .
ll Rapporto è stato illustrato da Liana Maria Daher, Docente di Sociologia presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Catania e volontaria UNICEF. All’incontro, oltre le massime Autorità religiose, civili e militari, sono intervenute rappresentanze di scuole di ogni ordine e grado della città e della provincia, sindaci e presidenti dei consigli comunali, che hanno concesso la cittadinanza onoraria ai bambini e alle bambine di origine straniera, nati in Italia da genitori non cittadini e ai bambini, alle bambine e agli adolescenti di origine straniera che vivono, sin da piccoli, sul territorio nazionale.
E’ seguito il corto teatrale “I colori della cittadinanza”, a cura dell’Accademia di Arti Sceniche Odè – O.n.l.u.s. di Acireale.
ore 11
, presso la
Basilica Collegiata
, diretto dal
Maestro Massimo Incarbone
, ha avuto luogo il Concerto dell’
Orchestra Sinfonica Infantile “Falcone e Borsellino”
della Fondazione
“La città invisibile” – Scuola di musica per la legalità con il metodo cui ha presenziato ed è intervenuto il Presidente dell’ANLAI ASSOCIAZIONE NAZIONALE LIUTERIA ARTISTICA ITALIANA di Cremona prof Gualtiero Nicolini
Alle
6 dicembre, 2012
La liuteria di Cremona è stata riconosciuta dall’Unesco. La notizia è arrivata nel tardo pomeriggio. L’antica arte di costruzione di strumenti ad arco (violini, viole, violoncelli, contrabbassi) è ufficialmente patrimonio dell’umanità. Il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a Parigi, ha esaminato in maniera definitiva e positiva la candidatura della tradizione liutaria cremonese come bene immateriale. La pratica era stata avviata dall’amministrazione Corada e proseguita dalla Giunta Perri. Felicissima del prestigioso riconoscimento è l’assessore alla Cultura del Comune Irene Nicoletta De Bona: “Finalmente è arrivato questo annuncio che dà al violino di Cremona un prestigio mondiale. La valorizzazione dei violini e della liuteria cremonese è la strada giusta per esaltare Cremona nel mondo. Il riconoscimento ha un valore importantissimo perché si rifà ai grandi liutai che hanno tracciato il percorso nei secoli. Il valore è poi proseguito con le numerose botteghe contemporanee, con i cimili stradivariani, con la musica ed ora con il Museo del Violino, unico al mondo. Questo è il nostro marchio che ci rende unici”.
La pagina sul sito Unesco
11DEC2012
29NOV2012
Il maestro Giorgio Agatoni ha deciso di donare il violino nella foto all'orchestra giovanile " Falcone e Borsellino" de La città invisibile di Biancavilla aderendo all'appello ANLAI Grazie
27NOV2012
Giuseppe Fiorini donò come ben sappiamo dopo una serie di delusioni, di incontri inutili, di speranze andate a vuoto e di peripezie i cimeli stradivariani alla città di Cremona. Nel libro che ho scritto in occasione dei 150 anni della nascita di questo grande liutaio bolognese (cui si deve la rinascita della liuteria italiana grazie al suo impegno, ai suoi studi, alla sua dedizione e al fatto che dedicò tutta la sua vita indebitandosi anche e comunque spendendo gran parte della sua fortuna per questi documenti fondamentali e di un valore inestimabile), sono appunto narrate le varie tappe di questa vicenda per alcuni versi allucinante. Vorrei tornare a ribadire che malgrado le promesse e questo grande gesto Cremona non gli ha ancora dedicato una piazza, una via, un monumento e che anche la Scuola di Liuteria che egli aveva cercato di far nascere nacque ma 4 anni dopo la sua morte e con criteri completamente diversi da quelli da lui prospettati.
Torniamo comunque su questa vicenda perché pare, da notizie apprese di recente, che una piccola parte del patrimonio stradivariano non fu dato a Cremona ma donato a due liutai, allievi del Fiorini.
La notizia è plausibile visto il protrarsi delle trattative, visto il fatto che il Fiorini aveva acquistato tutto il materiale risalente a Stradivari, a Cozio di Salabue, alla marchesa Della Valle pagandolo profumatamente e che non era programmata da Cremona neppure una cerimonia degna della grande donazione ( Fu assente dalla stessa anche lo stesso Farinacci, il ras di Cremona, di solito sempre in prima linea, con la scusa di un impegno a Roma inesistente, risultarono assenti molti musicisti locali e ci furono anche inutili, sterili polemiche per la scelta della musicista che avrebbe dovuto suonare durante la cerimonia uno strumento del maestro )
I beneficiari di questa donazione anche se si tratterebbe di pochissimi attrezzi e calchi sarebbero stati Fernando Simone Sacconi e Arrigo Tivoli Fiorini, il nipote “ prediletto” che operò con lui alcuni anni a Monaco di Baviera per poi tornarsene a San Remo dove era nato e dove morì. Notizie non confermate danno per certo contatti tra i nuovi proprietari del palazzo dove il liutaio ligure operò con il suo laboratorio e che sarebbe per essere demolito con alcuni collezionisti per la vendita di questi “ cimeli” .
Di certo invece è che il materiale “ stradivariano” che Sacconi possedeva e che era finito al maestro Antonio Sgarbi presso il quale il liutaio romano lavorò a Palermo tra il 1912 e il 1918 è finito in Giappone.
Un musicista e collezionista napoletano era riuscito a procurarselo unitamente ad un violoncello e ad un violino di Sacconi e a tutta una serie di documenti sia di Sacconi, sia di Antonio Sgarbi interessantissimi e che saranno oggetto di una pubblicazione a breve riguardante i componenti della vernice e i sistemi per l’invecchiamento del legno.
Stando alla sua testimonianza lo avrebbe anche offerto gratuitamente al nostro Museo Stradivariano ottenendo però un cortese rifiuto. Non si trattava certamente di materiale particolarmente interessante e non già anche posseduto comunque crediamo che sarebbe stato opportuno oltre che utile fare alcune indagini e ricerche più approfondite prima di liquidare la faccenda in un breve e fugace incontro.
Morale della favola sia il violoncello Sacconi sia i “ reperti stradivariani” hanno preso la strada del Giappone e questa volta non certo a titolo gratuito.
Gualtiero Nicolini
05NOV2012
CONCERTO DEL M° FEDELI PER L'AISM A CREMA CON L'EX ADAMS COLLECTION STRADIVARI 1726
24SEP2012
Una piccola parte del suo “museo personale”, una cinquantina di strumenti raccolti nella sua lunga vita, costruiti, restaurati, rimessi in funzione e fatti tornare agli antichi splendori sono oggi in mostra a Pisogne. E’ un omaggio sincero, doveroso a Mario Maggi un amico, ma soprattutto un “grande” della liuteria e divenuto tale per la sua passione, la sua competenza, per il suo grandissimo costante impegno.
Ed è proprio questo il significato che si è voluto dare alla mostra in suo onore apertasi nei giorni scorsi nella Chiesa del Romanino di Santa Maria della neve a Pisogne, la ridente cittadina del lago d’Iseo divenuta, dopo Baveno e grazie all’Anlai, una delle “capitali della liuteria italiana” perché ogni anno ospita il concorso internazionale di strumenti antichizzati e copie di strumenti antichi.
In due giorni, la rassegna è stata visitata da oltre 700 persone anche ovviamente per il flusso turistico del Romanino per le giornate del trenino del lago ed anche, a maggior ragione, per l’esposizione nella stessa Chiesa dei “Grandi quartetti della liuteria italiana”, una occasione unica e difficilmente ripetibile che vede accomunati in questa mostra maestri liutai del primo novecento tra i più grandi in assoluto da Garimberti a Utili a Sderci, Rocchi, Dario Vettori, Mario Barbieri e vari altri con le loro opere più significative.
Eppure il grande pubblico resta affascinato dal violino bastone in uso nel primo ottocento da parte di aristocratici personaggi a Vienna o nella Baviera, dalla scatola sonante di Mozart, una specie carillon per cui il grande compositore scrisse dei brani per insegnare a cantare ai canarini. Ma ci sono pure chitarre storiche di Vinaccia o Monzino, mandolini importanti, liuti, salteri, fisarmoniche e loro “antecedenti” strumenti dalle fogge stravaganti e costruiti con i materiali più strani ed infine anche alcune pregevoli riproduzioni di strumenti antichi del figlio Sergio premiate in concorsi internazionali.
E così ritornano alla mente le mostre di Baveno nella Villa Fedora, quella nella Rocca Paolina di Perugia, quella nel teatro degli Industri di Grosseto oppure alla Fiera di Rimini ed in tanti altri luoghi meno famosi e importanti in cui abbiamo esposto le sue opere accompagnate sempre dal suo entusiasmo e dalla sua voglia di coinvolgere specialmente i giovani che ne restavano affascinati.
Era sempre ovviamente solo una piccola parte della sua collezione in cui spiccano anche un violino Amati, un’arpa del Ceruti accanto a centinaia e centinaia di aerofoni, cordofoni, vibrafoni, di scatole sonanti di tutte le forme dimensioni; opere raccolte, ricostruite, restaurate con amore spassionato e mai per un intento veniale o commerciale ma solo per pura passione e studio.
Questo era Mario Maggi un uomo prima di tutto buono e appassionato, disponibile e poi anche un grande restauratore di strumenti musicali grazie alle sue conoscenze musicali, alle sue capacità manuali e alla sua ottima liuteria. Si era diplomato in violino e viola ma suonava anche la viola da gamba e aveva insegnato alla Scuola di Liuteria ma il suo primo lavoro era stato quello di accordatore di pianoforti presso gli Anelli poi la sua vita era stata solo dedicata alla famiglia e alla sua passione per la musica e gli strumenti musicali.
Strumenti accatastati in armadi, sotto i letti, in garage, in soffitta, in cantina e in ogni angolo della sua casa in via Genala, ma trattati sempre con amore e tenuti sempre tutti in perfetta efficienza.
Scomparso da alcuni anni Mario rivive a Pisogne nel suo ricordo e nella sua passione con una piccola parte del suo “patrimonio” che Cremona o forse qualche altra città che ama la musica dovrebbe davvero cercare di poter “sfruttare” anche solo come museo didattico” e/o per mettere in mostra dei tesori della musica e in alcuni casi anche dell’arte.
03JUL2012
Ci sarà anche Cremona nel primo esperimento italiano del cosiddetto “sistema Abreu” in Sicilia, a Biancavilla con la Fondazione la “Città invisibile” di Catania. L’iniziativa è del vulcanicoprofessor Gualtiero Nicolini, presidente dell’Anlai,che intende mobilitare i liutai in una iniziativa unica nel nostro Paese.
Centocinquanta orchestre giovanili e 140 infantili, 250.000 tra bambini e ragazzi che hanno imparato a suonare uno strumento musicale e fanno parte di un’orchestra. Il ‘sistema Abreu’, cioè il progetto sociale e musicale messo a punto 32 anni fa in Venezuela da Josè Antonio Abreu e sostenuto e ammirato dai più grandi musicisti, a cominciare da Claudio Abbado, ha prodotto “una resurrezione”. Ha strappato i giovani alle bande criminali, li ha riscattati da una situazione di miseria materiale e spirituale, dando loro la forza per lottare per il proprio futuro e per quello delle persone vicine. Dal dicembre 2010, circa 200 bambini a Biancavilla, in Sicilia, hanno avuto accesso, in maniera assolutamente gratuita, a corsi di viola, violino, violoncello, clarinetto, pianoforte e altri strumenti grazie alle lezioni, rigorosamente gratuite, tenute da quattro diversi maestri dell’Orchestra Giovanile Simon Bolivar del Venezuela e da due maestri di Biancavilla. La scuola fornisce lo strumento e tutto il materiale didattico gratuitamente, i corsi sono no-profit e gratuiti. Ne sono coinvolti bambini e ragazzi dai 4 anni ai 14 anni che hanno dato vita all’Orchestra infantile Bellini Dream Symphony; l’orchestra che si arricchisce ogni giorno di nuovi alunni, ha già eseguito una decina di concerti pubblici. Oltre ogni rosea immaginazione, con mezzi esigui, ma con molta buona volontà, sta generando un circuito di passaparola tra i bambini e i ragazzi stessi. Esattamente come era accaduto 35 anni fa, nella lontana Caracas, con il primo nucleo fondato da Abreu.
A sostegno di questa splendida iniziativa, la sempre “vigile” ANLAI, ancora nella persona del suo presidente, così come era avvenuto per l’Aquila donando strumenti al Conservatorio, è promotrice, tra i “ Soci eccellenti” e non, di una raccolta di strumenti da donare ai giovanissimi “ emarginati”. E’ poi alla ricerca di liutai “esperti” per il “restauro” e la messa a punto gratuita degli strumenti del giovani orchestrali, e nel cuore una nuova splendida proposta: la creazione, in loco, eventualmente di una “scuola di liuteria “ per giovani liutai, anche emarginati, che si impegnino però a non intraprendere la professione di liutaio, ma che si dedichino anch’essi a portare avanti questo meraviglioso progetto.
Abreu, 65 anni ha ricevuto il Premio Unicef – Dalla Parte dei Bambini, come il nostro Mario Lodi, “Per aver dedicato tutta la sua vita alla tutela dell’infanzia e dell’adolescenza e per essersi distinto nelle attività di recupero, attraverso la musica, di ragazzi in situazioni di grave disagio”.
Abreu era partito con l’idea di riscattare i giovani del suo Paese e in ultima analisi il futuro stesso del Venezuela, ma la ‘Fundaciòn del Estado para el Sistema de Orquesta Juvenile e Infantil de Venezuela’ è diventata molto di più, un modello per l’intero Sudamerica e in ultima analisi per tutti i Paesi, anche quelli ‘ricchi’ dell’Occidente. A fronte del crescente disinteresse nei confronti della musica, l’entusiasmo dei giovani venezuelani, la loro bravura, costituisce un’indicazione luminosa. Tanto che le istituzioni musicali più sensibili, a cominciare dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, si stanno già impegnando già da qualche anno per la costituzione di cori e di orchestre giovanili.
Suonare in un’orchestra, spiega infatti il maestro Abreu, è molto di più di studiare la musica. Significa “entrare in una comunità, in un gruppo che si riconosce come interdipendente”, perseguire insieme uno scopo. Ecco perchè cambia la vita. Una lezione che Antonio Abreu ha appreso da suo nonno, un italiano che arrivava dall’isola d’Elba.
Ecco quanto dichiarato lo scorso anno dal maestro Abreu al quotidiano “La Repubblica”.
E’ per questo retaggio familiare che dunque ha pensato che la musica potesse cambiare il futuro dei giovani del suo Paese?“Ho voluto insegnare la musica ai bambini perchè sono un musicista, e non mi piaceva che la musica fosse ridotta a un passatempo per le minoranze, fosse diventata qualcosa d’elite. All’inizio il mio era soltanto un progetto sociale per i bambini poveri, ma l’entusiasmo con il quale è stato accolto mi ha spinto a farlo diventare un vero e proprio progetto musicale”.
Come ha fatto a trovare i finanziamenti, in un Paese con le difficoltà del Venezuela?
“Ho chiesto i soldi allo Stato. Li ho sempre ottenuti. Nessun governo mi ha fatto mancare il suo sostegno”.
Neanche l’ultimo?
“Neanche l’ultimo, anzi, il sistema sta andando avanti. Il nostro obiettivo è che ogni città, ogni paese del Venezuela abbia la sua orchestra e il suo coro. E stiamo anche promuovendo lo stesso progetto negli altri Paesi dell’America Latina”.
Essere un economista, oltre che un musicista, l’ha aiutato in questi 32 anni?
“Sicuramente, nel redigere i bilanci, nel tenere conto dei budget effettivi”.
Quanto costano le orchestre e le scuole di musica che fanno capo al sistema venezuelano?
“Quaranta milioni di euro l’anno, la stessa cifra che viene spesa, per esempio, dal Teatro Massimo di Palermo”.
Il suo progetto ha avuto successo dall’inizio, non ci sono stati abbandoni da parte di qualcuno dei ragazzi che vi hanno aderito?
“Mai, non è mai successo”.
E davvero imparare a suonare ha permesso a tutti di trovare una propria strada nella vita?
“Sì, perchè la musica permette di crescere spiritualmente e mentalmente. E’ l’arte che riesce a riconciliare la volontà e l’anima. Il giovane diventa artista ed ottiene un riconoscimento sociale, diventa l’orgoglio della famiglia e ha il suo riscatto”.
03JUL2012
15 luglio, 2011 //
L’anomalia in liuteria è sempre stata la difficoltà delle expertises, della valutazione cioè degli strumenti riguardo non tanto al loro valore (che ne è una logica conseguenza) quanto
proprio all’attribuzione dell’opera al maestro liutaio che l’avrebbe realizzata. Se parliamo delle “ grandi opere” la prima “anomalia” è determinata appunto dal fatto che gli “esperti”, coloro cioè
che vengono considerati in grado di attribuire l’autenticità di uno strumento di un grande maestro come Stradivari, Guarneri del Gesù, Amati ecc sono non solo pochissimi ma oltretutto tutti stranieri (inglesi, americani,tedeschi, francesi.).
E’ perlomeno singolare il fatto che se questi signori dichiaravano – e per quelli ancora in vita se dichiarano ora – che uno strumento è da attribuirsi a.. un Bergonzi, un Ruggeri un Gasparo da Salò ecc ecc e sino ad uno Stradivari
nessuno metterà mai più in discussione la loro affermazione. Charles Bear, i fratelli Hill, Hamma, Vatelot sono questi i nomi del Gotha della liuteria classica solo per citare i più famosi; ce ne sono anche altri ma molto pochi che possono
dire di essere entrati nell’Olimpo dell’expertise. Nessuno di loro come detto è italiano mentre le opere che hanno maggior valore in liuteria come tutti sappiamo sono proprio quelle costruite dai liutai italiani e cremonesi in particolare.
Inutile dire che è stato quindi possibile o che sarebbe anche abbastanza facile che “sia divenuto o divenga Stradivari” uno strumento magari della scuola cremonese, del periodo classico ed eseguito per esempio da un figlio o da un allievo
del grande maestro se non addirittura da un liutaio di altra scuola ma costruito secondo il modello stradivariano, vista la diversità di valore a secondo dell’attribuzione dell’opera. Sono state scritte pagine e pagine. ci sono anche documenti
ufficiali e sentenze della magistratura riguardo a falsità presunte o riconosciute e perizie contestate Ma c’è anche da dire che quando il presidente dei liutai Giovanni Iviglia osò pubblicamente denunciare illeciti nel settore si
vide osteggiare pesantemente da tutto il mondo liutario della Svizzera e della scuola tedesca che preferiva chiudere gli occhi su questo problema in quanto gravemente preoccupati per le conseguenze che tale presa di posizione poteva portare nel settore! Probabilmente
perché si era creato un “ sistema” che era meglio non toccare e che poteva forse consentire anche ai pesci piccoli di muoversi indisturbati e di sopravvivere ? Visto i grandi mezzi cui disponiamo oggi come ad esempio il sincrotrone una scoperta
scientifica applicata di recente alla liuteria non si comprende perché per dichiarare la paternità di un’opera liutaria non ci si debba affidare a metodi rigorosamente scientifici ma ci si fidi ancora ed esclusivamente della “ esperienza”
di un gruppo limitato di persone.
L’ANLAI negli anni venti aveva costituito a Roma a Santa Cecilia un Collegio peritale poi scomparso; l’ALI per lungo tempo negli anni novanta ha portato avanti con determinazione l’idea e l’intenzione
di ricostituirlo mentre la nuova ANLAI ha più volte sottolineato con forza l’importanza che avrebbe l’istituzione di questo Collegio visto che in Italia abbiamo molti liutai di grande spessore che potrebbero farne parte e che potrebbero
usufruire di attrezzature scientifiche messe a disposizione da scuole di liuteria e da un costituendo Centro di Restauro ( altra proposta questa , altra ipotesi, altro desiderio per ora rimasto incompiuto).
Tutta questa premessa per sottolineare
che nel settore probabilmente molti pare non abbiano però un reale interesse a cambiare le cose. Forse perché, cambiando periodo cambiano gli “ esperti” ma la situazione – senza nulla togliere alle capacità e alla validità
di professionisti seri e impegnati sia chiaro, perché qui si parla del metodo, – è quasi la stessa. Esperti riconosciuti attribuiscono la paternità di strumenti a liutai dell’ottocento e del primo novecento Anche se in questo
caso la perizia può sembrare più semplice la diversità di valore di un’opera in base alla sua attribuzione può comunque essere di un certo peso
Di nuovo (e non è certo questa una bella notizia perché
non è sicuramente così che si può rivoluzionare il sistema) è l’apparizione ora di perizie firmate da membri riconosciuti esperti da tribunali che accertano con tanto di timbri e foto l’attribuzione di opere addirittura
di Stradivari. A volte invece si tratta di strumenti di scuola tedesca e che ciascun liutaio anche appena terminata una scuola di liuteria sarebbe in grado di riconoscere come un violino di fabbrica cui attribuire quindi uno scarsissimo valore economico se
non addirittura valore zero! Ci sarebbe da sorridere ma il discorso è serio e c’è da porsi non solo in questo caso eclatante ma anche per alcune aste che si tengono in vari paesi: che valore reale possiamo attribuire ad alcune perizie –
che siano giurate o meno – che accompagnano alcuni degli strumenti “ antichi” che vengono battuti?
Gualtiero Nicolini
Presidente Anlai
17AUG2012
16 agosto 2012
11 novembre 1989. Le immagini di Mstislav Leopoldovich Rostropovich mentre suona il violoncello sotto il muro di Berlino appena caduto fanno il giro del mondo. Improvvisa il suo concerto, alcune suite di Bach, tutte in tonalità maggiore, il modo della felicità e della gioia, davanti alle macerie. Slava (in russo significa Gloria), il più grande violoncellista, allievo di Šostakovic e Prokof’ev, suona come sempre il suo Stradivari Duport , uno dei migliori strumenti esistenti al mondo, forse la perfezione. Il violoncello costruito nel 1711 dal liutaio cremonese Antonio Stradivari che già un’altra volta aveva incrociato la grande Storia. Si racconta infatti che nel 1812 il proprietario Jean-Pierre Duport permise a Napoleone Bonaparte di suonarlo: l’imperatore lo maneggiò in maniera talmente maldestra che lo strumento riporta ancora un’ammaccatura attribuita ai suoi stivali. Dal 1974 quel prezioso violoncello, uscito dalle mani del più grande liutaio di tutti i tempi in una piccola bottega di una piccola città della bassa, ha condiviso i trionfi artistici di Slava in tutto il mondo fino al 2007, anno della sua scomparsa.
Rostropovich ha attraversato la Storia non solo con la sua musica, ma anche con l’impegno politico e civile. Sostenitore delle lotte per la libertà, nelle arti ed in politica, pagò con l’esilio e la privazione della cittadinanza russa l’aver ospitato in casa sua Alezander Solzhenitsyn, ridotto letteralmente in miseria dopo aver narrato la vita nei campi di concentramento stalinisti. Fu ambasciatore dell’UNESCO e insieme alla moglie, la soprano Galina Vishnevskaia, creò una Fondazione per assicurare la vaccinazione di massa ai bambini della Russia e per occuparsi di recupero dei tossicodipendenti. In riconoscimento di questo suo impegno, la Facoltà di Scienze Politiche di Bologna il 9 marzo 2006 conferì la laurea ad honorem al “più grande musicista vivente”, come lo aveva definito il London Times nel 2002. “Ciò che rende la sua figura unica nel mondo artistico e culturale contemporaneo è il fatto che la passione e il talento per la musica hanno continuamente interagito con la passione per la libertà e per i diritti dell’ uomo”, scrissero i politologi nelle motivazioni alla laurea approvata dal Consiglio di Facoltà all’unanimità. A Bologna, Rostropovich era “di casa” e aveva già ricevuto il Sigillo d’ onore e la Medaglia d’Oro della Città.
Cremona, universalmente riconosciuta come città della musica e patria dello Stradivari Duport, non era stata da meno di Bologna. Il 22 ottobre 2002 il primo cittadino, Paolo Bodini, aveva consegnato nelle mani del Maestro la pergamena istoriata a mano della cittadinanza motivando:
”Conferendo la cittadinanza onoraria al maestro Mstislav Rostropovich, Cremona, che ha dato i natali a Claudio Monteverdi e ai più grandi maestri liutai di tutti i tempi, riconosce in lui non solo un eccellente interprete, ma anche una persona dotata di grande umanità, che crede nella musica come strumento utile allo sviluppo della pace tra i popoli. Con le sue esibizioni egli contribuisce a valorizzare la tradizione musicale e liutaria che appartiene a Cremona, diffondendone nel mondo il nome e l’immagine.”
Ma a cinque anni dalla morte di Rostropovich la città sembra averlo dimenticato.
Cremona, culla della liuteria classica italiana e ancora oggi protagonista indiscussa grazie alla rinomata Scuola internazionale di liuteria e alla presenza attiva di circa 150 botteghe liutarie disseminate in ogni angolo, ambisce a competere nel mondo con le altre “città della musica” con le sue rassegne internazionali e il nuovo Museo del violino. Eppure non ha fatto mai nulla per ricordare al mondo che il suo destino si è incrociato ed intrecciato con quello del grandissimo musicista russo. Non l’intitolazione di una via, non una targa.
Il liutaio di Slava, Leonidas Rafaelian, ateniese di nascita, naturalizzato ungherese e cremonese per scelta, da cinque anni si batte, senza successo contro inspiegabili impedimenti, affinché una statua del Maestro trovi degna collocazione nella città che tra onori e applausi gli aveva conferito la cittadinanza.
La cultura trasforma il mondo in simboli che esprimono significati e valori e lo spazio è la scena su cui rappresentare questi simboli. Dare o non dare dimora ad una statua è lo spartiacque tra una città culturalmente ancora viva ed una inesorabilmente morta.